L’artrosi si caratterizza attraverso il manifestarsi di processi degenerativi delle grosse articolazioni (ginocchio, anca, spalla) che tendono a divenire cronici, cioè irreversibili, con una rilevanza clinica progressivamente invalidante.
Numerosi sono i trattamenti conservativi finora praticati, tra questi il ricorrere ai farmaci antiflogistici non steroidei assunti per via sistemica o applicati localmente, l’assunzione di medicamenti
condroprotettivi, oppure fare ricorso alle iniezioni endoarticolari di acido ialuronico o di cortisone; ed infine accettare la soluzione chirurgica.
Oggigiorno la medicina rigenerativa ci offre una strada alternativa e complementare ai trattamenti suesposti, si tratta dell’utilizzo del siero autologo condizionato meglio conosciuto come ACS.

Di cosa si tratta?

Si tratta di un’auto terapia attraverso la quale riusciamo a riprogrammare la concentrazione di alcune proteine protettive che abbiamo nel nostro sangue e che, infiltrate nelle articolazioni dolenti, creano una potente azione antalgica e antinfiammatoria.

Orthokine Osteoartrosi Osteoartrosi Siero autologo condizionato

Come si effettua?
E’ bene tenere presente che siamo di fronte ad una terapia combinata: viene effettuato un semplice prelievo di sangue venoso presso un centro autorizzato dal Ministero della Salute. Del sangue prelevato viene conservata e congelata la sola componente sierosa ricondizionata, cioè arricchita nella concentrazione di citochine ad alto effetto antalgico e antiinfiammatorio. L’ortopedico compie l’atto finale, infiltrando la frazione sierosa nell’articolazione malata.

Quante infiltrazioni sono necessarie ?
Un solo prelievo di sangue dà origine a circa 4-6 frazioni da infiltrarsi con cadenza settimanale. L’intero trattamento può essere ripetuto nel tempo.

Quali sono i pazienti più indicati per questo trattamento?
Il paziente ideale è un soggetto affetto da patologia artrosica iniziale, di circa 65-70 anni.

Quali sono i benefici?
Si allungano sensibilmente i tempi di sopravvivenza delle articolazioni, evitandone la degenerazione e scongiurando del tutto o allontanando di molto il momento dell’intervento di protesi.

 

Articolo tratto dawww.alessandrodeponti.it